Come già rivela la copertina, in cui Alessandro Manzoni (1785-1873) appare in 2 immagini speculari, il volume ci offre un ritratto dello scrittore assai più complesso e convincente di quanto chi ha studiato Manzoni al liceo o all’università può immaginare. Utilizzando con sapienza lettere, racconti di contemporanei, testimonianze di vario tipo e libri, Gianni Rizzoni porta alla luce molti interessanti aspetti dell’uomo Manzoni, della sua vita, dei suoi gusti e delle sue amicizie.
Diviso in quattro grandi capitoli il libro restituisce nel primo la solitudine del bambino Alessandro, figlio della brillante Giulia Beccaria e nipote del celebre autore del Dei delitti e delle pene, un nonno che vedrà solamente una volta nella vita. Malmaritata con l’austero e anziano Pietro Manzoni, con ogni probabilità non padre biologico di Alessandro, Giulia riesce a separarsi e a trovare l’amore nel conte Carlo Imbonati, ma abbandona presto la Lombardia e la bigotta Milano per Londra e poi Parigi. Di fatto sparisce dalla vita del figlio per quattordici anni. L’autore segue il percorso scolastico di Alessandro Manzoni, gli incontri, con professori e compagni di scuola, sottoponendoci il regolamento dell’Imperial Collegio Longone di Milano in cui il futuro scrittore concluderà gli studi e mostrandoci le immagini del refettorio e del dormitorio, utilissime a percepire un senso di freddo interiore oltre che fisico. Forse gli esordi della sua vita consentono di spiegare la genesi dei disturbi nervosi che hanno afflitto il Manzoni per tutta la sua vita.
Colmata questa tessera del mosaico dell’esistenza di Manzoni, Gianni Rizzoni indaga gli amori giovanili, i primi turbamenti sentimentali, dedicando poi la sua attenzione alla intensa passione per l’agricoltura e alla sperimentazione in quel campo che hanno accompagnato e talvolta quasi sovrastato quella per la scrittura.
L’ultima parte del libro è dedicata all’anno 1821, un anno che è l’asse centrale dell’esistenza del nostro. Manzoni ha 36 anni, vive con la ritrovata madre Giulia e la moglie Enrichetta, sposata tredici anni prima. Ha 5 figli e sono in attesa del sesto. In quell’anno completa l’Adelchi, scrive il Cinque Maggio, ode cui deve il raggiungimento della grande fama a livello internazionale e inizia a pensare al romanzo storico, intraprendendo il Fermo e Lucia.
Appassionante si rivela la genesi dell’ode a Napoleone. Mentre villeggia nella villa di Brusuglio con la numerosa famiglia, Manzoni apprende, il 18 luglio 1821 la notizia della morte di Napoleone Bonaparte. Si chiude immediatamente nelle sue stanze, madre e moglie si occupano di tenergli lontani i figli. Enrichetta, incinta all’ottavo mese ha anche il compito di suonare il pianoforte per creare la giusta atmosfera. Terminato il componimento, in un tempo in cui il governo austriaco imprigiona chi soltanto cita il nome di Napoleone e la censura lavora incessantemente, il gruppo degli amici di Manzoni entra in gioco diffondendo a suo rischio e pericolo l’ode in tutta Europa. Una nota merita il gruppo degli amici di tutta la vita Ermes Visconti, Tommaso Grossi, Gaetano Cattaneo, definiti giustamente da Rizzoni il “laboratorio Manzoni”, un gruppo che raccoglie documentazione, si scambia continuamente opinioni, legge e rilegge i testi prodotti e li corregge in un lavoro attento, appassionato e collettivo.
Il componimento verrà assai apprezzato e tradotto da Goethe in persona, la traduzione in latino consentirà una diffusione capillare del testo. Le pagine dedicate alla corrispondenza tra gli uomini della censura sono di grande interesse.
Con grande perizia Gianni Rizzoni ci regala spunti, informazioni, particolari, ricostruisce vicende, rendendo il personaggio Manzoni straordinariamente più interessante e a noi e alla nostra sensibilità ben più vicino. Un libro di gradevole lettura e assoluto interesse.
Maria Teresa Donati
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