Un salvataggio quasi fortuito
Un sogno
All’opera
15 maggio 1913, gli accordi tra la Soprintendenza e il ricostruttore
“Spetta al Pellegrini
- La riedificazione della cappelletta tuttora sorgente nell’orto dell’attiguo chiostro; e precisamente:
- recupero e trasporto… di tutto quanto può servire allo scopo;
- opere murarie e annesse, nuove e di ricomposizione;
- opere complessive in relazione, anche d’indole pittorica e decorativa.
- La riedificazione di almeno tre campate di portico con il motivo del piano superiore rispondente alle celle;
- Il ricupero di quegli affreschi della cappelletta e dell’attiguo locale ora adibito ad uso di stalla, che saranno di comune accordo stabiliti, e nel modo migliore per il loro trasporto e conseguente conservazione;
- Tutto quanto riguarda recupero e trasporto entro i mesi di maggio e giugno”.
Le vicende di ricomposizione
Il lavoro di “smontaggio” e ricomposizione delle campate del chiostro e della cappella, iniziato nel 1913 incontrò numerose difficoltà, prima fra tutte le differenti opinioni su come scegliere di collocare, a che distanza tra loro, e in quale porzione del giardino, i due edifici, sorte tra il proprietario e l’architetto Annoni. Risolse la questione Maria Pellegrini Cislaghi, autrice di un piccolo progetto con la plastilina che venne subito approvato dall’architetto Diego Sant’Ambrogio della Soprintendenza. Iniziarono quindi i lavori, anche grazie alla perizia del “muratore Marangolo, che aveva lavorato in Italia in costruzioni del genere. Questi con rara competenza cooperò alla perfetta riproduzione della Cappelletta e delle tre arcate”, come si legge nelle note di Antonio Pellegrini Cislaghi.
Interrotte dalla Guerra, le operazione di salvataggio vennero successivamente riprese e portate a compimento.
Malauguratamente la cappelletta era già stata mutilata della parete sinistra, e quindi degli affreschi con Adamo ed Eva nel paradiso terrestre non si trovò neppure una foto, che pure era stata eseguita, come scrive accoratamente Antonio Pellegrini Cislaghi. Una fotografia consentì fortunatamente al professor Moroni della Pinacoteca di Brera di ricostruire a disegno la scena con decollazione di San Giovanni Battista. Il trittico d’altare con la Vergine, il Bambino, San Giovannino tra i Santi Domenico e Tommaso d’Aquino, e le due scene della parte di destra, con l’incontro tra Cristo risorto e Maddalena e un miracolo di una monaca, staccati e riposizionati nella cappella si possono ancora ammirare.